domenica 10 maggio 2009

SOCIETA' SOTTO INCHIESTA

Microcredito in Italia: un'innovazione made in Bangladesh

Mohammed Yunus, vincitore del premio Nobel per la pace nel 2006

Nel nostro paese abbiamo sempre più notizia di furti all’interno di supermarket. Ma non si tratta di un’ondata di rapine a mano armata ad opera di pericolosi fuorilegge. Oggetto di furto sono materie di prima necessità come pane, latte, carne. E i criminali sono anziani e giovani precari che non arrivano alla fine del mese. Si ruba per fame. Le statistiche Istat 2007 parlano chiaro, in Italia sono 2.653.000 le famiglie che vivono in condizioni di povertà relativa, circa l’11% delle famiglie residenti corrispondenti a 7.537.000 persone, di cui il 65% vive al sud. La crisi economica e finanziaria che stiamo vivendo ne ha certamente acuito gli effetti. Ma quali sono le politiche e gli strumenti che tendono a risolvere il problema della povertà? La risposta, sembra ovvia: lavoro e politiche sociali. Le teorie macroeconomiche, a partire dall’economia classica almeno fino alle teorie odierne, mostrano benissimo i processi che regolano la nostra economia, ma hanno trascurato la dimensione sociale dei problemi, tra cui il più rilevante è la povertà.
Gli economisti individuano soltanto una forma di lavoro: il lavoro salariato. Il lavoro indipendente è considerato una forma di economia povera o “settore informale”. L’individuo, nelle teorie microeconomiche vi figura come consumatore, come nella teoria dei consumi, o come produttore, nell’ambito della teoria della produzione. Il lavoro indipendente non è mai menzionato nei manuali di economia. E la politica e le politiche sembrano seguire la stessa scia, ostinati come un segugio. “L’idea che un giovane essere umano profonda tutto il suo impegno per prepararsi ad essere usato da un datore di lavoro mi disgusta profondamente”. Questa è la visione espressa dal prof. Mohammed Yunus, economista e banchiere bengalese, presidente della Grameen Bank e premio Nobel per la pace nel 2006, nel suo libro “Il banchiere dei poveri”. Grameen Bank, la “banca del villaggio” è un istituto di credito indipendente che pratica il microcredito senza garanzie e che ora è diffuso in 57 paesi. La visione economica e del lavoro della banca è a di poco rivoluzionaria, rispetto ai classi rapporti di produzione capitalistica. L’obiettivo è sostenere un’attività economica che punti alla realizzazione di obiettivi sociali, anziché alla massimizzazione dei profitti. L’istituto, infatti, concede microprestiti a tasso bonificato solo ai poverissimi, senza richiedere garanzie, basandosi sulla fiducia e sull’idea che queste abbiano abilità e attitudini imprenditoriali non sfruttate.
A chi chiedeva al prof. Yunus, come gli fosse venuta l’idea di fondare Gremeen Bank, lui rispondeva: “abbiamo guardato come funzionano le altre banche e abbiamo fatto il contrario”. In questo modo ha consentito a coloro che non potevano ottenere prestiti dai tradizionali istituti di credito, di scegliere una strada alternativa all’usura e di avere una possibilità di migliorare la propria vita. Questo ha permesso milioni di persone di poter avviare piccole attività senza finire nelle mani degli usurai. Il 94% dei clienti è costituito da donne, considerate più affidabili, dal momento che chiedono prestiti finalizzati al sostentamento del nucleo familiare. In uno scenario di crisi economico/finanziaria, il tema non potrebbe essere che di attualità. I clienti per ottenere un credito non devono mostrare quanto sono ricchi, ma piuttosto quanto sono poveri. I risultati sono incredibili, il tasso di recupero dei prestiti è oltre il 98%. Quasi inconcepibili per le banche tradizionali, e per chi come noi è abituato a sentir parlare dei “sub-prime”.
Le fondamenta del microcredito sono le “reti”, costituite da gruppi di sostegno reciproco. Ad ogni gruppo di cinque individui viene concesso un prestito. All’intero del gruppo viene negato ulteriore credito nel caso che la condizione economica di uno dei suoi membri divenga inaffidabile. Ciò, ovviamente, dà origine a stimoli economici alla responsabilità e alla solidarietà di gruppo, amplificando simmetricamente l’efficienza dell’intervento creditizio.
La scommessa del microcredito sta sbarcando in Italia, ad annunciarlo è lo stesso Mohammed Yunus nel corso di una conferenza stampa presso la Fondazione Cariplo, per la presentazione del suo libro “Un mondo senza povertà”. L’idea sarà operativa grazie all’intesa con Unicredit e alla collaborazione dell’Università di Bologna e Grameen Trust. Il progetto dovrebbe partire tra settembre e dicembre 2009, erogando piccoli finanziamenti per avviare attività alle persone più povere, che non avrebbero accesso al consueto credito bancario. In Italia per il microcredito non si prevede l’apertura di un vero e proprio sportello bancario, ma la creazione di una serie di rapporti regolati da una “Organizzazione non governativa” con varie associazioni territoriali, con lo scopo di fornire microprestiti a tassi molto bassi. Il modus operandi è sempre lo stesso: fornire credito a coloro che non riuscirebbero ad ottenerlo attraverso le tradizionali banche, rischiando cosi di finire nelle mani degli usurai. Yunus ha rilevato che il progetto è in uno stadio di lavoro avanzato. Altri progetti sono stati già messa in pratica negli U.S.A. e si spera di ottenere in Italia i medesimi risultati raggiunti oltreoceano, con l’obiettivo di costituire un modello creditizio alternativo di lotta alla povertà anche nelle economie sviluppate. Elemento fondante della Grameen Bank è la sua completa autonomia da lobby e istituzioni, sia che si tratti di risparmio, micro-leasing, credito, prodotti previdenziali o assicurazioni. Grameen Bank è una banca per i poveri, fatta da poveri, in cui non si accettaAllinea a destrano le donazioni e la beneficienza ma piani e progetti di investimenti in sviluppo. In un mondo dove gli Stati nazionali e istituzioni sopranazionali, internazionali, transnazionali non riescono a risolvere il problema della povertà, l’innovazione può arrivare davvero dal “terzo mondo”. Come dice il prof. Yunus però, “il microcredito è solo una delle porte ma un’infinità di sbocchi possono essere reperiti per facilitare tale scopo…. Se oggi si soffre è perché noi distogliamo gli occhi dal problema”.

Angelo Ceccarelli

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