martedì 19 maggio 2009

POLITICA INTERNA

La Festa dei P
irati


Alla Festa dei Pirati, sabato 28/3 alla Garbatella, a Roma, si è discusso del diritto d'autore nel cyberspace molto poco messo in risalto dai media tradizionali, se non negli ultimi mesi con l'assurda proposta di legge [vedi Sarkozy] che prevedeva la disconnessione degli utenti “pirati”. Fortunatamente la legge è stata bocciata ma non è detta l'ultima parola... La festa è stata ideata dal giornalista Luca Neri, e supportata da vari hacker attivisti ed esperti del P2P. Si è parlato di copyright con posizioni intermedie ed equilibrate, esemplificate nel sistema delle licenze Creative Commons e nel cosiddetto Copyleft, il permesso d'autore. La festa si è aperta con l'introduzione al P2P fatta dai sottoscritti Andrea Tavi e Franco Noè; noi abbiamo fatto una piccola introduzione sul P2P anche se il pubblico in sala era del settore come noi. E’ stato divertente, con domande e approfondimenti. Sono seguiti gli interventi degli avvocati Marco Scialdone e Guido Scorza, dei due rappresentanti di Piratbyran/The Pirate Bay Magnus Eriksson e Johan Allgoth, poi Athos Gualazzi presidente associazione Partito Pirata, i ragazzi di TNT Village, Giovan Battista Gallus e Francesco Paolo Micozzi ed infine gli avvocati difensori di The Pirat Bay, e il Prof. Arturo di Corinto. Quello che è sicuramente sotto gli occhi di tutti e rappresenta un dato di fatto da non trascurare è che i due terzi del traffico internet è generato da protocolli peer2peer, cioè in parole povere da utenti sparsi in tutto il mondo che scaricano contenuti. Non si può non prendere atto di questo e quindi far finta di non rispondere alla domanda che sorge spontanea: chi sono i pirati digitali? Figura, quella del pirata P2P, che per certi versi è tratteggiata dai media e a volte confusa con quella dell'hacker, o peggio con il cyber-criminale, un delinquente, il che genera un circolo vizioso di luoghi comuni e ignoranza rappresa. La risposta alla domanda suddetta invece deve prendere in esame più variabili e chiedersi come i processi sociali ed economici stiano evolvendo con lo sviluppo delle nuove tecnologie. Bisogna ripensare i modelli di business, per esempio del mercato della musica, e creare nuove leggi che facciano degli 'usi comuni' non più uno stendardo piratesco, ma un preciso insieme di materia di studio e di analisi per il futuro.


Andrea Tavi e Franco Noè

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