domenica 10 maggio 2009

NEL CAOS DELLA NOTIZIA

La strage di Stoccarda


Immagine della scuola di Winnendon dove è stata commessa la strage

Si è consumata a Winnendon , in Germania, la strage degli innocenti che ha visto nuovamente nel mirino della violenza studenti e insegnanti di una scuola superiore.
Erano le 9.30 quando Tim K., ex allievo della scuola Realschule Albertville, ha cominciato il suo massacro. Era vestito di nero come un guerriero ninja, quando l’hanno visto entrare nella prima aula e cominciare a uccidere. Il diciassettenne era freddo e impassibile, passava da una classe all’altra puntando alla testa a ragazzi, poco più che quindicenni, la Beretta presa dall’arsenale del padre. Sedici in tutto le vittime, tra cui tre insegnanti.
La polizia ha condotto ore di caccia all’uomo, allertando tutti i reparti, ma Tim ha continuato a sfogare la sua furia sui passanti, ferendo gravemente due agenti, poi, colpito alla gamba, si è sparato alla testa.
Questa la notizia che il 12 marzo era presente su tutti i quotidiani e i telegiornali.
I media si sono occupati della strage di Winnendon comparandola a quella avvenuta poche ore prima in Alabama.
Paesi come la Germania, la Finlandia e gli USA non sono nuovi a tali eventi e l’opinione pubblica italiana ha cominciato a interrogarsi sul perché di azioni così violente contro luoghi che dovrebbero formare le menti dei giovani.
In Italia non ci sono ancora stati casi del genere e questo fa molto pensare, così nei giorni successivi alla strage i mezzi di comunicazione si sono scatenati alla ricerca di una risposta ai molti interrogativi che un evento come questo suscita in ognuno di noi: cosa ha scatenato tale rabbia ? In che ambiente è cresciuto Tim ? Che ragazzo era ? Perché ha utilizzato quell’arma ?
Ogni Tg ha cercato di fornire una panoramica, più dettagliata possibile, della vicenda in attesa di nuove breaking news da mandare subito in onda, e mentre venivano condotte molte interviste, “vox populi”, per cercare di capire qual’era l’opinione delle persone.
Le risposte della gente si contraddicevano, soprattutto riguardo l’ambiente familiare del killer; l’opinione comune era che un omicida doveva provenire per forza da una situazione famigliare disagiata. Conclusione semplicistica, in una realtà ben più complicata.
Vista la difficoltà a trovare una spiegazione soddisfacente dei fatti, alcuni canali sono ricorsi a speciali dedicati. Per esempio durante TV7, andato in onda il 13 marzo su Rai1 alle 23.40, il conduttore Sassoli interagiva con ospiti, uno scrittore e una psicologa, e con ragazzi liceali e universitari per capire quale disagio poteva portare a tali gesti. Il tema della violenza, nel corso della puntata , è stato analizzato sotto diversi punti di vista, come quello familiare e caratteriale è emerso l’identikit di un ragazzo benestante che andava male a scuola e non aveva amici, che dedicava gran parte della giornata ai videogame violenti in cui vince chi più uccide. Il ragazzo aveva premeditato la sua strage, sapeva dove il padre teneva tutte le sue armi e si era scelto l’abbigliamento.
La violenza manifestata da questo giovane killer ha fatto riflettere sui cambiamenti intervenuti negli anni: prima questa poteva scaturire, ad esempio, da lotte di potere come nel ’68, mentre ora è più un voler apparire, una sorta di emulazione per autodeterminarsi.
Oltre ai tg e ai programmi televisivi e radiofonici, anche nel web sono presenti materiali consultabili ( non filtrati dai media) che permettono maggiori informazioni o semplicemente scambi di opinione sull’evento. Ad esempio, su youtube troviamo immagini del ragazzo vestito da ninja, o forum in cui si discute sulla reale, o meno, responsabilità degli psichiatri di Tim per la morte delle sedici vittime.
Gli interrogativi a cui non si riesce ancora a dare una risposta restano i seguenti: la scuola ha il compito di istruire i ragazzi o anche di educarli ? A chi le maggiori responsabilità: della scuola o dei genitori ?
Ai posteri l’ardua sentenza.

Agnese Paganini

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